sabato 31 marzo 2007

Reality show e Canonore Rai

Questa mattina ho assistito ad un curioso dibattito pro o contro i reality show. Premettiamo che dal punto di vista televisivo guardo tutto, sono praticamente onnivoro. Un po’ perché, come in molte case, molte volte la scelta di cosa guardare la fanno i bambini e le mogli, un po’ perché lavoro con molte colleghe e, per poter avere in corretto “spirito di gruppo”, occorre avere degli argomenti comuni di dialogo, e cosa di meglio che la televisione.
La trasmissione di questa mattina su La7 era incentrata sull’ipotesi di proibire, almeno per quanto riguarda il servizio pubblico, tutta quella serie di reality show ad oggi in programmazione.
Vi era chi stimava tutti i reality come televisione spazzatura, chi esaltava questo o quel reality, chi questo autore per questa trasmissione e lo stesso autore meno per quell’altra.
Ma il senso comune era che, forse, il servizio pubblico mal s’abbinasse al reality show.
Come quasi tutte le persone della mia generazione sono un appassionato di televisioni private, ricordate quando l’allora pretore di Torino oscurava Canale 5 con la scusa che trasmetteva sull’intero territorio nazionale? Bene allora io e molti miei coetanei perdevamo la nostra serie preferita, fosse supercar o simili, per le bizze di un pretore.
Ora, anche se debbo ammettere che faccio da sempre molta fatica emotiva nel pagare il canone, ritengo che la Rai facci alcune trasmissioni che valgono la pena. Adoro infatti quando vengono programmate trasmissione del tipo Gaia, Passaggio a Nord Ovest o La storia siamo noi. Apprezzo meno quando la stessa televisione ci propone le varie isole dei famosi.
Apparentemente anche io penso che i reality non debbano trovare posto nel servizio pubblico.
Solo che occorre anche decidere se la Rai sia o meno servizio pubblico.
Qualcuno potrebbe obbiettare che le trasmissioni per la quali apprezzo la Rai posso, o meglio potrei, gustarmele meglio su canali satellitari dedicati. Vero. Solo che il canale satellitare occorre pagarlo, ed io già ho una televisione a pagamento: la Rai.
Lasciamo stare i discorsi di audience e di cosa sia meglio o peggio per la Rai. Decidiamo solo cosa deve essere la Rai. Vogliamo che sia un televisione generalista in concorrenza diretta con Mediaset? Perfetto, però non chiediamo a tutti coloro che hanno un televisore di pagare qualsivoglia canone. Vogliamo viceversa che sia servizio pubblico? Bene, paghiamo pure il canone, ma che sulle sue reti non trovino spazio pubblicità, trasmissioni spazzatura e tutto quello che serve solo per fare audience. E pazienza se per tagliare la pubblicità saranno costretti a non ingaggiare più per San Remo il Pippo nazionale e la Michelle transnazionale, ad un servizio pubblico non deve interessare l’audience indotta ma quella generata dal valore aggiunto, dalla qualità e dal contenuto di cosa produce.
Troppo difficile?

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