martedì 24 aprile 2007

Italia: la terra dei caki?

Ma che strano paese che è l’Italia, e che strana gente che lo governa!
In tutta l’Europa continentale anche dopo la caduta del muro di Berlino i comunisti, prese le distanze dagli eccessi sovietici, sono rimasti fieri del proprio credo, del proprio nome, dei propri ideali.
Che fra loro non si riconosceva più in tali punti cardini già da tempo aveva fatto le valigie e traslocato verso lidi socialisti, che occorre ricordarlo furono i veri ideatori degli ideali “sinistrorsi” poi deformati dal fondamentalismi sovietico.
Da noi invece no.
Da noi i comunisti hanno fatto pubblica ammenda ed hanno abiurato il proprio nome, simbolo e storia, seguendo la più tradizionale linea filosofale italiana del salto sul carro vincente o almeno dell’abbandonare il carro perdente, vedi per esempio i topi sulle navi che affondano…
Ma perché hanno abiurato?
Fra i partiti comunisti continentali solo quello italiano aveva già da tempo preso le distanze dagli estremismi sovietici e dalle idee globali provenienti da quelle latitudini, pur senza però rinunciare si dice agli aiuti in rubli.
Ed oggi siamo al parossismo.
I nostri post comunisti cambiano nuovamente faccia, si dividono nuovamente in coloro che continuano a covare all’interno un ideale comunista, e che probabilmente approderanno dopo le giuste tribolazioni mentali nei lidi rifondanti, e coloro che invece sono sempre stati tentati dall’opposto, dalla grande balena bianca che ha governato l’Italia nel la cosiddetta prima repubblica.
E come cambiano la loro faccia? Banale, da Democratici di sinistra si ribattezzano Partito Democratico ed inglobano la Margherita, che altro non è che la corrente di sinistra della defunta Balena bianca. Non riescono però ad inglobare anche Mastella & Co, che invece nella Balena bianca facevano parte della cosiddetta corrente del dialogo, o meglio della trattazione privata delle poltrone con apposita base d’asta aperta a sinistra (e magari anche un poco a destra…).
Certo però che così si perdono i puri Sinistri, pazienza…
Quale sarà il risultato? Bo, forse non lo sanno neppure loro. Oppure qualcuno di loro lo sa ma non vuole dirlo. Io ho il sospetto che si tratti, anche in questo caso nella più pura tradizione italiana, del classico leverage buyout. Cos’è? Ma il prendere il controllo di una grossa realtà spendendo poco o niente, avendo poche azioni ma essendo il più grande fra i litiganti, vedi caso Telecom.
Ho il sospetto che la Margherita si sia “comperata” il PS! Che domani i veri leader da quella parte del Partito Democratico arriveranno, anche perché l’unico vero possibile leader proveniente dall’area di sinistra, Veltroni, mi pare più realista del re, ovvero è più della Margherita lui di Rutelli!
Paradosso del paradosso i nostri post-post-post-comunisti, che quasi sembra la saga dei pro-pro-zii del disneyano Pippo, dichiarano a piena voce che si vogliono rifare alla tradizione del partito democratico americano, di progressisti del mondo occidentale, dei Blairiani e simili.
Ed ecco terminato il triplo salto mortale, carpiato raggruppato, coefficiente di difficoltà del nascondere il vero fine altissimo, che ha portato i nostri cari comunisti a saltare sul carro di coloro che la guerra fredda l’hanno vinta, gli Americani!
Peccato che neanche troppo tempo fa quella parte del mondo fosse, per le stesse persone che oggi vi si richiamano apertamente, il male in terra, il disastro da cui tenersi lontano, il diavolo tentatore delle povere masse incapaci di esprimere una volontà propria.
Come direbbe il buon Greggio, MA FATEMI IL PIACERE!
E, come ultima chicca, da quella parte politica s’inizia a dire che il leader è Prodi, nessuno lo contesta. Ma occorre pensare al domani, prevedere il prossimo ricambio generazionale, identificare il leader di domani. Come se gli italiani fossero tutti cretini.
Identificare oggi il leader di domani vuol dire anche poi trovare il modo di metterlo subito sulla sedia del leader di oggi promuovendo costui ad altro più importante incarico, magari in Europa o perfino all’Onu, in una parola fargli le scarpe!
Come se non fosse un film già visto!
E poi che dovrebbe rappresentare il ricambio generazionale?
All’età che ha Veltroni Blair lascia l’incarico, Clinton esce di scena e si limita a fare la coscienza del paese.
Da noi invece no, se non hai almeno un centinaio d’anni in pensione non puoi proprio andarci se sei politico, dopo tutto debbono dare il buon esempio verso i poveri operai a cui chiedono di continuare a lavorare per sempre più anni…
Allora, se proprio vogliamo avere dei non giovani al governo, persone che già hanno fatto la propria vita, la propria carriera, che già hanno ampiamente esposto i propri vizzi e le proprie virtù, almeno scegliamoli bene!
Prendiamo qualcuno che abbia dimostrato, mi si perdoni il termine, le palle!
Facciamo primo ministro colui che, presa un’azienda tecnicamente fallita, la sta portando ai vertici del suo settore, e senza licenziamenti in massa o scemenze comparabili.
Il neo partito democratico vorrà presentare un Veltroni come il nuovo che avanza, la destra candidi Marchionne!

martedì 3 aprile 2007

Vigili con il Video-Multino!

Spero che non sia passata inosservata, ma ieri ai telegiornali è stata presentata una notizia che mi pare estremamente inquietante: dei vigili urbani elevavano multe agli acquirenti di merce contraffatta usando come prova a carico delle immagini riprese con dei normalissimi telefonini.
Soprassediamo al fatto che vi dovrebbe essere un concetto generale di privacy a vietare la pratica di riprendere, a loro insaputa, estranei.
Quello che mi ha fatto sentire disturbato è che i vigili non si preoccupavano di allontanare i venditori di merce abusivi, ma si preoccupavano solo degli acquirenti, forse perché da loro potevano trarre lucrose contravvenzioni!
Ho la sensazione che nel nostro paese si sia superato ogni limite di pudore nel rapporto fra cittadino e forze pubbliche. Queste ultime, invece di difendere il cittadino da chi infrange le leggi consapevolmente, cercano in tutti i modi di “mungere” chi le infrange inconsapevolmente.
Vi ricordate una vecchia serie televisiva degli anni ottanta, Hazard? Bene, in quella serie vi era lo sceriffo che si nascondeva dietro i cartelli stradali con la pistola laser per multare chi, in pieno rettilineo di aperta campagna, superava il limite di 30 kilometri orari, o forse erano miglia, segnalato da un cartello appena installato e ben nascosto.
Ma come possiamo continuare a parlare di sicurezza nelle nostre città quando chi dovrebbe garantirla si occupa di tutt’altro.
Il compito dei vigili, in quella situazione, non sarebbe stato controllare la licenza d’ambulante del venditore e, in assenza di tale licenza, provvedere a multare l’abusivo e farlo “sloggiare” dal suolo pubblico abusivamente occupato?
Assistiamo in continuazione a comportamenti solo ed esclusivamente repressivi delle forze dell’ordine verso i cittadini, quando invece ci si aspetterebbe dei comportamenti preventivi.
Dov’è l’utilità degli autovelox posti in mezzo ai rettilinei con limiti di velocità irrisori, spesso anche soli 30 km/ora, li posti solo per far “cassa”?
Quale scopo avrebbe limitare la velocità in autostrada, forse chi in sabato sera le percorre ai duecento all’ora con un tasso alcolemico da paura sarebbe intimorito da un limite più basso?
La sicurezza si fa con la prevenzione, non con la repressione!
La sicurezza si fa con la presenza, visibile non nascosta, nei punti strategici.
La sicurezza si fa garantendo la pena, non con le amnistie.

sabato 31 marzo 2007

Reality show e Canonore Rai

Questa mattina ho assistito ad un curioso dibattito pro o contro i reality show. Premettiamo che dal punto di vista televisivo guardo tutto, sono praticamente onnivoro. Un po’ perché, come in molte case, molte volte la scelta di cosa guardare la fanno i bambini e le mogli, un po’ perché lavoro con molte colleghe e, per poter avere in corretto “spirito di gruppo”, occorre avere degli argomenti comuni di dialogo, e cosa di meglio che la televisione.
La trasmissione di questa mattina su La7 era incentrata sull’ipotesi di proibire, almeno per quanto riguarda il servizio pubblico, tutta quella serie di reality show ad oggi in programmazione.
Vi era chi stimava tutti i reality come televisione spazzatura, chi esaltava questo o quel reality, chi questo autore per questa trasmissione e lo stesso autore meno per quell’altra.
Ma il senso comune era che, forse, il servizio pubblico mal s’abbinasse al reality show.
Come quasi tutte le persone della mia generazione sono un appassionato di televisioni private, ricordate quando l’allora pretore di Torino oscurava Canale 5 con la scusa che trasmetteva sull’intero territorio nazionale? Bene allora io e molti miei coetanei perdevamo la nostra serie preferita, fosse supercar o simili, per le bizze di un pretore.
Ora, anche se debbo ammettere che faccio da sempre molta fatica emotiva nel pagare il canone, ritengo che la Rai facci alcune trasmissioni che valgono la pena. Adoro infatti quando vengono programmate trasmissione del tipo Gaia, Passaggio a Nord Ovest o La storia siamo noi. Apprezzo meno quando la stessa televisione ci propone le varie isole dei famosi.
Apparentemente anche io penso che i reality non debbano trovare posto nel servizio pubblico.
Solo che occorre anche decidere se la Rai sia o meno servizio pubblico.
Qualcuno potrebbe obbiettare che le trasmissioni per la quali apprezzo la Rai posso, o meglio potrei, gustarmele meglio su canali satellitari dedicati. Vero. Solo che il canale satellitare occorre pagarlo, ed io già ho una televisione a pagamento: la Rai.
Lasciamo stare i discorsi di audience e di cosa sia meglio o peggio per la Rai. Decidiamo solo cosa deve essere la Rai. Vogliamo che sia un televisione generalista in concorrenza diretta con Mediaset? Perfetto, però non chiediamo a tutti coloro che hanno un televisore di pagare qualsivoglia canone. Vogliamo viceversa che sia servizio pubblico? Bene, paghiamo pure il canone, ma che sulle sue reti non trovino spazio pubblicità, trasmissioni spazzatura e tutto quello che serve solo per fare audience. E pazienza se per tagliare la pubblicità saranno costretti a non ingaggiare più per San Remo il Pippo nazionale e la Michelle transnazionale, ad un servizio pubblico non deve interessare l’audience indotta ma quella generata dal valore aggiunto, dalla qualità e dal contenuto di cosa produce.
Troppo difficile?